numerose attività politiche e non, fermato e arrestato più volte dalla Polizia, fu uno degli elementi, insieme a Esposti, che nel maggio 1974 tentarono di organizzare il famoso golpe in tenda. I quattro, per evitare l’arresto, decisero di fuggire verso l’Italia centrale. Dopo vari spostamenti giunsero, per sentieri tortuosi, nella provincia di Rieti, a Pian del Rascino. Piantarono le tende e cercarono di elaborare le strategie per il golpe. Dopo alcuni
giorni, Esposti, prima di raggiungere Roma per acquistare altre armi e cartine particolareggiate di Pian del Rascino, lasciò sulla strada statale 17 Salvatore Vivirito, che, tra autostop e treni, riuscì a tornare in tempo a Milano per firmare il registro dei sorvegliati speciali. Fu il loro ultimo incontro. L’accampamento fu individuato dai carabinieri e durante l’arresto ci fu un conflitto a fuoco dove perse la vita proprio Esposti. Stessa sorte, tre anni dopo, 19 maggio 1977, per Salvatore Vivirito, durante una rapina per autofinanziamento, rimase ucciso da un colpo di pistola esploso però dal proprietario di una gioielleria a Milano.
In memoria di Umberto un ricordo
di Davide Cattaneo, entrambe di Avanguardia Nazionale, che è uno spaccato di
storia, vissuta intensamente, di quegli anni terribili e stupendi:
Umberto è stato il mio miglior amico da quando entrambi eravamo adolescenti. Ci siamo conosciuti quando avevamo 14 anni, nella sede di Avanguardia a Milano in via Adige. Ero stato io a contattarli in quanto rappresentante di un piccolo gruppo di ragazzi di Monza attivi in politica ma ben lontani da una qualsiasi rappresentanza parlamentare. All’epoca combattevamo per un quartiere popolare di Monza per far assegnare queste case a chi ne aveva realmente bisogno (famiglie con figli a carico ma senza reddito) e non a chi le richiedeva semplicemente perchè appoggiati dai partiti “democratici”quali PCI o DC. Evidentemente la nostra lotta seppur giusta era destinata a soccombere ai dettami dell’antifascismo e le nostre famiglie, tutte legate nel passato al regime fascista (una era la discendenza di Storace, tanto per intenderci) non erano degne di considerazione da parte dei “democratici” e furono lasciate alla fame….Ma questo mi spinse a frequentare la sede di AN a Milano e quindi a stringere rapporti di amicizia con Umberto, Sandro d’Intimo e Mario di Giovanni che erano i dirigenti dell’organizzazione. Umberto era pero il più giovane dei tre, ed anche mio coetaneo, cosi con lui strinsi un rapporto di amicizia che andava al di la della politica : frequentavamo le stesse ragazze, a volte lui dormiva casa mia ed io da lui, i nostri genitori si conoscevano e si scambiavano telefonate quando sparivamo per qualche giorno, insomma avevamo tra di noi un profondo legame di amicizia adoledenziale che ci vedeva uniti nell’affrontare le prime esperienze di vita. Tra l’altro vi era, sempre presente e di grande aiuto, anche Cristina, la sorella maggiore di Umberto,una persona eccezionale che ha dedicato praticamente tutta la sua vita a difendere il fratello, dapprima con atti concreti (rischiando la galera) ed in seguito alla morte di Umberto a tenere viva la memoria di suo fratello, leale generoso ed onesto, morto tragicamente durante un “finanziamento” prettamente politico. Umberto non ha mai tenuto un soldo per se stesso, il ricavato di queste azioni andava nella totalità a pagare avvocati, stampare giornali e manifesti ed altre attività, tutte volte ad aiutare i camerati imprigionati ed a portare avanti le nostre idee. Umberto non va confuso con i volgari banditi, va visto come un idealista rivoluzionario che portava avanti la causa al rischio della sua vita e che per questo è morto. Umberto fu arrestato (era il suo secondo arresto) a Monza con me ed altri 4 camerati dei quali intendo ricordare Domenico La Medica, che in seguito sara massacrato sotto a casa di Umberto dai soliti compagni a colpi di hazel 36 (chiave inglese), particolare raccapricciante : una volta che era privo di senso per i colpi ricevuti, gli assalitori “democratici” gli presero la testa e, a colpi di pietra, gli spaccarono tutti i denti, uno ad uno. Quando Cristina scese e lo soccorse in attesa dell’ambulanza, gli appoggio la testa su di una salvietta, una volta che Domenico fu in ambulanza, lei scopri tra il sangue rimasto copioso sulla salvietta, pezzi di ossa e denti…Domenico non si riprese mai più e scomparve per sempre dalle nostre vite….. I compagni di Lotta Continua che rimasero feriti a Monza invece fecero carriera, il ragazzo si specializzò in traffico di armi sul mediterraneo, diventando un membro effettivo del terrorismo rosso, la ragazza invece, entro a far parte della RAI, dove grazie alle sue idee ed allo status di vittima del fascismo, fece una carriera ben pagata per il resto della sua vita…. Io ed Umberto rimanemmo per 5 mesi in carcere e fummo messi in libertà provvisoria. Avevamo trascorso assieme questa carcerazione ed il nostro legame ne usci rinsaldato. Da liberi riprendemmo a fare attività politica con Avanguardia ma fummo coinvolti in un fumoso piano, chiamato “La rosa dei venti..”dove un ex partigiano bianco, tale Fumagalli, ci forni armi, soldi ed appartenenti, in vista di un ipotetico colpo di stato. Senza entrare nei dettagli, fu così che Giancarlo Degli Esposti entro in contatto con il suddetto Fumagalli e fini ucciso ai piani del Rascino, in circostanze mai chiarite.(anche qui possiamo parlare di omicidio premeditato da parte del potere”democratico”) Umberto però non fu arrestato sul fatto e grazie a Cristina riuscì a nascondersi ancora per qualche tempo a Milano dove fini comunque per essere arrestato. Io dal canto mio, fui arrestato ben prima, evasi e ripreso fui messo al carcere di Trieste, il Coroneo, da dove mai nessuno è riuscito ad evadere. Umberto e Sandro vennero più volte a trovarmi prima di essere arrestati a loro volta. Io finii, dopo più di un anno di detenzione provvisoria, per essere rilasciato per “decorrenza dei termini”e sottoposto a varie misure di controllo con una richiesta di confino. Uscito mi ritrovai con tutti i miei amici in carcere, unico rimasto ancora libero era Mimmo Magnetta, un nostro coetaneo che aveva legato con Umberto e con me da quando era entrato in AN. Con lui cercai di riprendere qualche attività ma la questione principale rimanevano i camerati detenuti. Nel frattempo, Cristina, ancora una volta, riuscì a far liberare Umberto con qualche cavillo giuridico, anche se si trattava di “libertà provvisoria” esattamente come la mia. Ed ancora una volta riprendemmo a vivere e far politica assieme io ed Umberto : ricordo feste e ragazze, scritti e ciclostile, armi e finanziamenti……Mimmo aveva sviluppato amicizie a Roma ed era colui che più si dava daffare politicamente, Umberto lo seguiva come già aveva fatto in precedenza con Sandro, ma sia io che lui sapevamo di avere le ore contate in Italia ,il carcere ci attendeva entrambi…..Fu così che, dopo aver conseguito assieme un buon finanziamento, decidemmo di separarci : io sarei partito per il sud est asiatico, dove grazie ad un contatto presso l’ambasciata Italiana di Bangkok speravamo poter aprire una attività in un paese che non aveva accordi di estradizione con l’Italia (siamo nel 1975 e la Tailandia era per tutti solamente il retroterra della guerra del Vietnam, nessun turista all’orizzonte all’epoca). Lasciai dunque casa mia a Milano San Felice ad Umberto e raggiunsi la Tailandia. Umberto era rimasto a dividere l’appartamento con dei guerriglieri argentini, conosciuti in carcere, latitanti e rifugiati a Milano. La conclusione fu una bolletta telefonica pazzesca tra Argentina e Tailandia che mai nessuno pago (all’epoca le telefonate intercontinentali erano difficili da ottenere e carissime) Io ed Umberto ci sentivamo telefonicamente almeno una volta la settimana. L’idea era che lui mi raggiungesse appena avesse risolto, almeno in parte, la questione economica per avvocati e detenuti, in seguito avremmo agito assieme tenendo base a Bangkok in modo da sfuggire alla DIGOS, che a livello internazionale all’epoca era zero. Se a questo si aggiungono i contatti con la guerriglia Argentina ed alle varie attività di Stefano delle Chiaie in sud America ed in Europa (Spagna e Francia) stavamo seriamente cercando di dare una svolta internazionale alla nostra lotta politica, cosa mai fatta fino ad allora. Evidentemente non mancavamo di sfacciataggine essendo entrambi dei semplici studenti ventenni, ma noi comunque ci provavamo… Fu così che, tramite Cristina seppi dapprima dell’arresto di Umberto e della sua detenzione in ospedale. Io mi precipitai a comprare un biglietto aereo per rientrare appena possibile, la sua detenzione al Fatebenefratelli preoccupava sia me che Cristina e Mimmo, sapevamo che gli infermieri erano tutti membri di organizzazioni extra parlamentari di sinistra e che avrebbero sicuramente cercato di eliminare Umberto come già avevano fatto con Ramelli qualche tempo prima, io volevo rientrare e liberarlo armi in pugno prima che fosse trasferito in un carcere di massima sicurezza e per questo telefonavo quotidianamente a Cristina, quando mancavano solo 24 ore al mio rientro tramite Air France su Parigi (per poi proseguire su Milano via terra) ricevetti dalla voce straziata di Cristina la notizia della morte di Umberto. Fu detto perchè Umberto è stato assassinato, non è morto per cause naturali) il mio miglior amico, ero anche rimasto solo e senza più nessuna possibilità di far politica (tutti gli altri di AN erano in carcere o latitanti) nel fin fondo dell’Asia. In Italia ero sempre ricercato e con anni di galera da fare. Dovevo quindi ricominciare a vivere li, dall’altra parte del mondo, senza documenti ne amicizie……. Tagliai i ponti con l’Italia definitivamente e fu solo dopo più di venti anni che rientrai a Milano ed ebbi modo di rivedermi con Cristina : invecchiata e stanca, ma mai domita. Aveva passato la vita a difendere la memoria di Umberto prendendosi cura anche della madre, e la sua relazioni sentimentali erano sempre precedute da un suo imporre la figura di Umberto dinanzi a tutto, amanti compresi. Qualche anno fa Cristina è morta ed io mi sono recato, con Mimmo, ai suoi funerali. Vi erano molte persone perché Cristina aveva fatto del bene in tutto il quartiere dove abitava, ma mi aspettava l’ultima sorpresa da parte di questa donna eccezionale e di altri tempi : fui avvicinato dalla sua migliore amica che mi chiamo in disparte e mi disse :” Cristina ti ha sempre ricordato e parlava spesso di te quando si riferiva ad Umberto, mi ha lasciato questo da darti una volta che lei fosse morta..” MI diede un ciondolo in argento, che io ed Umberto avevamo fatto in gioventù: vi erano le nostre iniziali che si legavano tra di loro con fili dorati che cingevano la D e la U in maniera indissolubile. Mi ero completamente dimenticato di questo ciondolo fatto in due esemplari uno per me ed uno per lui……In quel momento ho rivisto gli occhi sinceri e sorridenti di Umberto quando me lo diede anni addietro ed ho capito che Umberto non è mai morto ma continua a vivere nei nostri ricordi, essere immateriale ma sempre presente nella memoria di chi lo ha conosciuto nella sua breve ma intensa vita.